Espandi/Chiudi Espandi/Chiudi Tutto

Espandi/Chiudi Capitolo 1

Espandi/Chiudi Capitolo 2

Espandi/Chiudi Capitolo 3

Espandi/Chiudi Capitolo 4

Espandi/Chiudi Capitolo 5

Espandi/Chiudi Capitolo 6

Espandi/Chiudi Espandi/Chiudi Tutto

 

6.1 IL CASO LEWINSKY E L'ESPLOSIONE DELLE "NUOVE NOTIZIE"

 

Le prime testate telematiche sorsero agli inizi degli anni '90 ma al momento della nascita si configurarono come fenomeno abbastanza circoscritto. La continua evoluzione del sistema massmediatico americano ha però fatto che sì che le istanze relative ad un nuovo formato comunicativo si manifestassero nel giro di pochi anni. Il caso, forse più emblematico, di necessità di aderenza al formato innovativo viene dal coverage di notizie sul caso Monica Lewinsky. Una ricerca condotta dal giornalista Marvin Kalb , avente il titolo The Rise of the "New News". A Case Study of Two Root Causes of the Modern Scandal Coverage tende a dimostrare come, a partire dallo scandalo Lewinsky, ci sia stata una sensibile presa di coscienza, da parte dei giornalisti americani, della necessità di un nuovo modello informativo. Nella sera di Sabato 17 Gennaio 1998, dopo 48 ore di lavoro redazionale e telefonate frenetiche attorno ad una presunta avventura amorosa del Presidente Clinton con una stagista della casa bianca, il reporter Michael Isikoff discusse con gli editori del "Newsweek" affinché la sua "bomba" in esclusiva venisse pubblicata nel numero immediatamente successivo. Gli editori rifiutarono perché convinti che la storia avesse bisogno di una maggiore elaborazione. Nonostante le insistenze di Isikoff la storia non venne pubblicata. Alla fine, Isikoff, esausto, andò a dormire. Il giorno dopo, gli editori del "Newsweek" e Isikoff stesso si dovettero rendere conto che negli anni '90 il ciclo dell'informazione non cessa mai il suo cammino. La Domenica, infatti, Isikoff venne a sapere che Matt Drudge, autore di una rivista di gossip su Internet dal titolo "The Drudge Report", era stato il primo a pubblicare il nome "Monica Lewinsky". Si trattava della prima grande sconfitta della carta stampata a vantaggio del web. Migliaia di persone si collegarono al sito di Drudge, per avere informazioni circa l'attendibilità della notizia relativa alla scandalo della Casa Bianca. Nonostante il prodotto offerto da Drudge fosse, per molti aspetti, scadente, le conseguenze che ebbe sul giornalismo americano furono di enorme portata. È proprio in seguito alla diffusione in Rete dello scandalo Lewinsky che si assiste all'esplosione del giornalismo telematico. Da un lato apparve come dato incontrovertibile l'esigenza di un rapporto più diretto tra produttore e consumatore dell'informazione: molti navigatori della rete si rivolsero direttamente a Drudge per ulteriori approfondimenti dell'ormai divenuto segate. Dall'altro emerse la predilezione della gente per le soft news in contrapposizione alle hard news, ossia un maggiore interesse per le notizie sostanzialmente di gossip rispetto a quelle di cronaca . Non possiamo dimenticare, poi, l'influenza di una tale metamorfosi comunicativa sul piano economico ed imprenditoriale. I grandi editori si resero immediatamente conto delle potenzialità del nuovo medium e non esitarono a sfruttarlo. Cominciarono a gestire porzioni sempre più ampie del sistema informativo favorendo un fenomeno di evidente commistione di generi: prima un adattamento del medium a stampa al prototipo televisivo e, in seguito, l'inserimento di quest'ultimo all'interno del formato telematico. Si arrivò - secondo Kalb - al concetto di "new news". La nuova notizia è più immediata, più sensazionale, più guidata verso logiche di mercato e di profitto. Ma non si tratta - è bene sottolinearlo - solo di un mutamento nelle caratteristiche della notizia. Si assiste ad un fenomeno ben più imponente che coinvolge la natura stessa del giornalismo e del giornalista. In seguito al caso Lewinsky quest'ultimo si trovò di fronte a tre scelte fondamentali da un punto di vista professionale e deontologico: COMMENTATORE O REPORTER: il giornalista, soprattutto nella realtà americana, è costretto a scegliere se limitarsi alla individuazione della notizia o commentarla perseguendo finalità etiche e morali. Nell'ultimo caso va incontro al rischio di non adempiere alle esigenze del suo bacino di utenza. GIORNALISTA O POLITICO: è necessario assumere in tutti i casi una posizione netta; totale ed asettico distacco conforme alla deontologia tradizionale o acquisizione di un punto di vista e di una linea politica definiti. REPORTER O PARTECIPANTE: si tratta, in parte, della problematica evidenziata nel punto precedente. Il giornalista deve scegliere se tradire un coinvolgimento personale o rispettare la sua natura di comunicatore. I redattori del "New York Times" sembrano optare, nella grande maggioranza dei casi, per un coinvolgimento diretto e consapevole. A conferma di una tale linea editoriale riporto di seguito un intervento tratto dal FORUM della testata su una serie di articoli pubblicati da Bob Herbert, giornalista del "New York Times": Figura 1: la veemente reazione del partecipante al FORUM fa capire che Herbert ha assunto una posizione netta riguardo alla pena di morte.

2001 InstantWebsite © All Rights Reserved