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2.3 IL GIORNALE NEL WEB: TRA MITO E REALTA'

 

Il giornale nel web, unitamente a tutte le forme di diffusione di informazioni collegate allo sfruttamento innovativo delle potenzialità di Internet, risulta essere un investimento alquanto contraddittorio, non solo in relazione alla dimensione comunicativa, ma soprattutto dal punto di vista della gestione economica dell'impresa. L'esasperato ottimismo ed entusiasmo che ha caratterizzato alcune iniziative editoriali online negli Stati Uniti si è scontrato inesorabilmente con una realtà di inserimento iniziale poco rassicurante . I primi dati (riguardanti il trend del 1998) relativi a questo fenomeno sono emersi durante i lavori della Paine Webber Media Conference tenutasi a New York nella parte finale del 1998. Il quadro delle perdite non lascia dubbi a interpretazioni: § "Tribune.com", che ha dato vita a quattro siti Web, uno per ognuno dei suoi quotidiani, nel 1998 ha perso 35 milioni di dollari con la stessa previsione di perdita per l'anno successivo. § Il gruppo Knight Ridder, che si è spostato nella Silicon Valley per essere più vicino al cuore della nuova industria dell'alta tecnologia e dei nuovi media, ha registrato un rosso di 23 milioni di dollari. § "Times Mirror", calcola di aver perso nel '98 circa 15 milioni di dollari con i suoi siti Web. § Il "New York Times" non sta meglio e registra perdite tra i 10 e 15 milioni di dollari. § Il "Washington Post" non fornisce dati ma ammette di essere sostanzialmente in perdita con il proprio sito Web. § "Central Newspapers", che pubblica online "Arizona Republic" e "Indianapolis Star/News" ha raggiunto il pareggio spendendo 12 milioni di dollari e incassandone altrettanti. Ma ad un'analisi più approfondita del bilancio, anche su ammissione del management del gruppo editoriale, le perdite ci sono state e anche in questo caso ingenti. § Infine Dow Jones, editore tra l'altro del "Wall Street Journal Interactive Editino", uno dei pochi giornali al mondo che si può permettere di pubblicare una versione Internet del proprio giornale a pagamento, ha previsto di poter realizzare i primi profitti solo dopo un anno dall'inserimento nel mercato telematico . Questi dati sono relativi ad un ambito fenomenologico specifico, ma è possibile allargare l'orizzonte di analisi ad una trattazione più generale, volta a stigmatizzare cinque miti e rispettive disillusioni legate alla pubblicazione telematica. I cinque miti, che andrò ora ad elencare, partono da un'erronea premessa teorica: la prospettiva filosofica che la tecnologia abbia l'ineffabile capacità di modificare direttamente le modalità attraverso le quali gli uomini creano e condividono conoscenza (determinismo tecnologico) . MITO 1: la pubblicazione elettronica è un attività innovativa e penetrante. La pubblicazione elettronica è in circolazione, in qualche forma, da più di dieci anni e la tradizione di pubblicare su Internet e su più vecchi sistemi informatici ha una storia di decenni. Il lancio di una versione elettronica di una testata giornalistica, all'inizio del nuovo secolo, deve essere visto come un fatto marginale. MITO 2: la pubblicazione elettronica riduce drasticamente tempo e costi di produzione. Certamente i costi di riproduzione e distribuzione della pubblicazione online sono differenti rispetto alla pubblicazione cartacea. Invece dei costi di stampa ci sono i costi della versione HTML e i costi di sviluppo, i costi del servizio Internet e dei sistemi di amministrazione. Le spese derivate da Internet e dallo sviluppo possono facilmente superare i costi standard per la pubblicazione cartacea di alcune testate. Alcuni giornali di basso livello hanno scelto la strada più vantaggiosa, affidando la creazione della loro versione elettronica a non professionisti. Alternativa non consigliabile: mentre lo sviluppo del Web non è intrinsecamente un indicatore di valore, esso rimane, comunque, un'attività che richiede competenza e eccellente professionalità. Il vero grande costo della pubblicazione online è relativo all'acquisizione di intelligenza, creatività e passione umane . Se la pubblicazione elettronica da origine ad effettivi vantaggi in termini di costi di produzione, allora si tratta di una pubblicazione che non può reclamare alcun diritto di autorità istituzionale. MITO 3: la pubblicazione elettronica dovrebbe invariabilmente riflettere le possibilità tecnologiche del medium. La frase "il medium è il messaggio", peraltro resa inattuale dalla trattazione condotta in Capitolo 1, Paragrafo 1.1, ha condizionato negativamente i professionisti dei nuovi mezzi di comunicazione più di ogni altro assioma. È possibile, invece, sostenere che un medium contiene un messaggio sociale e culturale. Il risultato che si evince è che il medium non è affatto il messaggio, ma il contesto sociale del messaggio stesso. Perciò un nuovo giornale può affermare che i suoi articoli contengono gli ultimi prodotti dell'industria interattiva multimediale, includendo Java , Javascript , Server push , Client pull , VRML e CGI . Ma questa successione di dispositivi tecnologici non ha nulla a che fare con il messaggio veicolato da tale giornale. MITO 4: la tecnologia e le abilità tecnologiche alimentano necessariamente la qualità. Il compito più difficile di un editore non è la produzione e la distribuzione del lavoro, ma il complicato processo di identificazione dell'eccellenza, sviluppandola fino alle sue massime potenzialità, ponendola a contatto con il più ampio bacino d'utenza nel miglior modo possibile. Le abilità nella pubblicazione elettronica, nel "page design", nella grafica, nella programmazione e nella amministrazione di sistema non sono, o meglio, non devono essere le prerogative fondamentali richieste a coloro che vogliono entrare professionalmente nel mondo del giornalismo telematico . MITO 5: le comunità online possono essere create sinteticamente. La comunità online è la più ricca tipologia di struttura sociale che può svilupparsi in rete. Le comunità online evolvono dagli stessi complessi, casuali ed equivoci eventi della comunicazione uomo a uomo che le comunità fisiche e geografiche creano. Tematiche sociali, sentimenti contrastanti, contenuto emozionale sono tutti presenti nella comunità online. Non possiamo quindi pensare di poterci affidare completamente e semplicisticamente alla tecnologia, per creare forme di coesistenza e solidarietà che presentino le stesse caratteristiche delle comunità fisiche.

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