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4.4 L'IPERTESTO (DECENTRATO E RECIPROCO) COME FONTE DI COESIONE DI COMUNITA' DIASPORICHE......

 

In un ipertesto non tutto il significato viene comunicato dalle parole. Chi si accosta ad un ipertesto deve imparare a leggere anche la struttura dei link e l'organizzazione delle informazioni negli spazi dell'ipertesto come elementi significanti, dal momento che le informazioni non sono ordinate linearmente l'una dopo l'altra secondo un persorso stabilito a priori dall'autore. "I nessi tra gli episodi - sostiene Bolter - hanno status identico agli episodi stessi". Un percorso multilineare in realtà è possibile anche nel cartaceo; ma lì è un'eccezione, nell'ipertesto diviene una regola. Il lettore ha la possibilità ed il dovere di scegliere tra più alternative, esautorando in parte la figura dell'autore. In realtà, la manipolazione dell'autore sul lettore resiste ad un livello più sottile. "L'autore dell'ipertesto - afferma Carlini - può benissimo fingere di lasciare libertà al suo lettore, ma in realtà condurlo comunque verso i percorsi e le conclusioni desiderate" . Non perché, come sostengono coloro che riprendono la vecchia battaglia contro la cultura dell'immagine, si passa dal livello logico del testo tradizionale a quello associativo, scavalcando i filtri di ordine razionale; ma perché il lettore non sa riconoscere l'intervento dell'autore nella progettazione della struttura, e l'effetto sul significato percepito; il link viene effettuato ad una velocità tale da non lasciare al lettore il tempo di riflettere sul collegamento stesso, oltre che sui due argomenti che vengono collegati. Per fruire correttamente un ipertesto è fondamentale una certa esperienza di iperlettura. Il lettore deve essere consapevole che i collegamenti sono prodotti e non dati; dovrebbe avere anche una certa conoscenza dei metodi di progettazione delle pagine Web, per capire se un certo elemento poteva essere presentato anche in un altro modo o se l'autore era costretto ad usare questo layout, perché ha fatto questa scelta invece dell'altra, ecc. Per alcuni tipi di ipertesto, non è nemmeno scontato che il lettore inesperto riesca a riconoscere tutti i vari links presenti in una pagina. L'iperlettore deve essere un po' scrittore. In questa fase, data la colpevole assenza delle agenzie tradizionali, l'alfabetizzazione tecnologica viene raggiunta dagli iperlettori per lo più attraverso percorsi individuali. C'è un approccio game-like alla lettura, del tipo prove ed errori; pertanto la comprensione dell'ipertesto non dipende solamente dalle conoscenze teoriche del destinatario, ma anche dal suo saper agire. Inevitabilmente, si creano due tipi di lettori, omo-diretti ed etero-diretti: "Il primo ha una sorta di capacità dinamica di ridefinire continuamente il proprio ruolo di lettore nel corso dell'esplorazione ipertestuale (anche a costo di mettere in discussione l'idea di inizio e fine di un romanzo ipertestuale, ad esempio); viceversa, il lettore etero-diretto è portato ad aderire al modello testuale e fruitivo tradizionale e a regolare le proprie aspettative e le proprie azioni fruitive su quel modello e, quindi, è destinato a perdersi o a rimanere sovente frustrato di fronte ad esperienze testuali non canoniche". Il lettore che non acquisisce queste competenze trova nell'ipertesto solo un pessimo sostituto della carta stampata: la scroll bar verticale ed il sistema dei link disturbano, come già emerso in Capitolo 2, Paragrafo 2.5, ogni tentativo di lettura sequenziale. Al fruitore di un ipertesto si presenta una serie di frammenti di cui, volta per volta, uno è testo e gli altri sono contesto. Sta al lettore il compito di dar loro coerenza, ed un lettore di tipo tradizionale può trovarsi spiazzato. Se però ci limitiamo ad analizzare gli ipertesti pubblicati su CD-ROM, non si può considerare questa una vera rivoluzione. La semiotica testuale, da Eco in poi, aveva già attribuito al lettore di tipo tradizionale il compito di effettuare scommesse interpretative e di individuare le reti di isotopie, ovvero percorsi di lettura coerenti. "L'ipertesto non dispiega tutte le sue qualità - sostiene Levy - se non quando è immerso nel cyberspazio". Solo se analizziamo la natura del Web ci accorgiamo di trovarci di fronte a qualcosa di veramente nuovo. Il testo perde i suoi confini, l'intero web si configura come un'unica, immensa rete di nodi interconnessi, in continua espansione, prodotti da milioni di autori diversi. I link ai documenti esterni impediscono all'autore di un ipertesto di prevedere gli esiti del singolo atto di lettura; non solo non è in grado di stabilire il percorso del destinatario all'interno del testo da lui progettato, ma non può in alcun modo impedire che questo percorso continui in territori a lui del tutto sconosciuti. Lo stesso design dell'ipertesto web ci aiuta a capire la complessità del sistema. Figura 1 : l'immagine rappresenta un prospetto delle caratteristiche di un ipertesto Web Il testo perde stabilità ed unitarietà. Un lettore di ipertesti non solo conduce il gioco, ma ne mette in discussione anche le regole. Se il testo è territorio d'incontro e di scontro polemico tra autore e lettore, la lettura ipertestuale del tipo browsing permette al lettore di uscire in qualsiasi momento con un semplice click da ogni territorio a lui sfavorevole, con conseguenze notevoli dal punto di vista dei linguaggi. L'efficacia delle vecchie strategie persuasive diminuisce notevolmente; per l'autore è sempre più difficile convincere il suo avversario, perché ora è il lettore che sceglie il luogo, l'ora e l'arma del duello. Abbiamo visto fin qui come le due caratteristiche principali dell'ipertesto siano decentramento e reciprocità. Dovremo ora stabilire quali possono essere le conseguenze sociali di una tale caratterizzazione. Un caso emblematico e, a mio parere, estremamente attinente alla tematica del FORUM telematico, viene da una ricerca condotta da Ananda Mitra del Dipartimento di Comunicazione della Wake Forest University. La studiosa ha infatti esplorato la creazione e la negoziazione di identità diàsporiche nel cyberspazio da parte di un folto gruppo di Indiani. Ha cioè notato come le caratteristiche assolutamente uniche di un ipertesto Web possono produrre un'immagine di gruppo per le persone che scrivono e leggono il testo. Data la non linearità del testo Web durante la ricerca era importante poter localizzare il punto di partenza dell'esplorazione testuale . Il punto di partenza fu selezionato sulla base di due criteri chiave: il numero di links messi a disposizione dalla pagina e la frequenza con la quale la pagina era visitata. Questi due criteri trovarono una loro concretizzazione in una pagina creata da uno studente Indiano, Srinivas Padmanavan, all'Università di Alberta in Canada. Nella versione del Febbraio 1997, la sua pagina intitolata "India related Links" offriva circa 1.400 links ed aveva dalle 2.500 alle 3.000 visite al giorno. Siccome molte delle pagine erano simili per contenuto e struttura, si decise di non utilizzare una gran quantità di pagine, ma solo le rappresentazioni e gli esempi che meglio illustravano un argomento . La finalità della ricerca, condotta ad intervalli regolari per tutto l'anno 1997, era dimostrare che gli Indiani avevano ed hanno abbracciato Internet come il principale strumento di comunicazione e coesione. La ricerca, infatti, arrivò a contare nel 1997 329,030 pagine Web contenenti la parola India. La popolazione che ha abbandonato l'India e che qui definisco sinteticamente diàsporica ha saputo misurare l'essenza decentrata del testo Web ed ha usato questa caratteristica per iniziare a costruire un discorso attorno al testo decentrato, utilizzando tale qualità della struttura Web piuttosto che la tendenza centralizzante dei testi canonici basati sulla supremazia dell'autore. La popolazione Indiana ha poi saputo sfruttare anche la reciprocità del testo Web. Nelle migliori condizioni, infatti, tali links reciproci conducono alla democratizzazione dell'esperienza discorsiva poiché nessun singolo testo è più centrale degli altri. Sulla base dei dati reperiti durante la ricerca e dopo una loro corretta ed approfondita valutazione la Mitra arrivò ad alcune significative conclusioni: 1. la creazione di uno spazio discorsivo basato su un luogo di origine come nel caso del dominio Indiano nel cyberspazio, si è configurata come una tendenza tradizionale tra tutti gli immigrati. 2. l'identificazione del dominio Indiano e del dominio della nazione ospitante si riferisce alla tendenza a riconoscere la doppia alleanza della popolazione diàsporica, promovendo la connessione con gli altri Indiani rendendo i links più espliciti. 3. la evidente differenziazione nell'estensione della reciprocità tra il dominio Indiano e il dominio della nazione ospitante è significativa in quanto dimostra le modalità attraverso le quali l'identità Indiana è estesa nelle comunità del cyberspazio. In sostanza, l'uso Indiano della tecnologia relativa ad Internet riflette la comune esperienza degli immigranti nella diàspora, e la struttura dell'ipertesto Web fornisce un centro dove l'esperienza comune può essere condivisa. Nel caso degli Indiani, si tratta di un'esperienza di negoziazione di identità, dato che gli Indiani devono manifestare la loro presenza nella nazione di adozione. Questa negoziazione si articola su molti fronti, dal luogo di lavoro al cyberspazio. La comunità virtuale ha ora sviluppato uno schema di interazione e espressione della sua identità. Nel cyberspazio, la comunità virtuale è stata in grado di asserire le sue radici e le connessioni con il paese di origine. I partecipanti a questa comunità hanno saputo distinguersi dalla popolazione di diversa nazionalità e presentare la loro eredità nazionale nel dettaglio, sopperendo così alla carenza d'informazione sui mezzi a stampa. È questo il motivo che spinge, per esempio, migliaia di persone ad esprimere sul FORUM del "New York Times" il loro punto di vista riguardo alla situazione Medio-Orientale .

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